ha perso la giovane vita lassù sulla montagna che tanto aveva agognato di vincere.
Egli è ancora presente a noi, quando alla vigilia della partenza della spedizione, lo vedemmo per l'ultima volta, nella sede della SOSAT, felice, entusiasta, sicuro della riuscita dell'impresa. Volle, quella sera, che la bandierina della SOSAT gli fosse consegnata personalmente. «Questa sarà con me sulla cima» disse. E così fu; ma purtroppo la montagna l'ha voluto rapire a noi, all'affetto della famiglia e dei compagni, assieme all'amico Loss. Gli amici che l'attendevano per festeggiarlo, hanno appreso con sgomento la sua tragica fine. Con loro non è rimasta che l'angoscia di una perdita incolmabile e lo smarrimento di fronte ad un destino così crudele. A mano a mano che il tempo passa, il vuoto che ha lasciato intorno a sé si fa più grande e il dolore per la perdita di si caro amico permane immutato.
Di Carlo, la SOSAT che lo ebbe apprezzatamente socio, consigliere e Vice Presidente, e i compagni di escursione, ricordano il carattere aperto, gioviale, pieno di slanci generosi, pronto sempre ad offrire la mano amica e forte nei momenti di necessità. Era un grande amico della montagna e per essa aveva la passione sincera e genuina che nasce da un cuore semplice e sensibile sempre pago dell'intima gioia che l'attività alpinistica gli donava. Dotato ed intelligente, si applicava con tenacia e costanza all'attività, sacrificando tempo e fatiche per migliorare e tenersi in continuo allenamento. Pieno di entusiasmo, trascinatore, ma nel contempo prudente, calcolatore. Sicuro nelle scalate, lo era ancora più sulle salite in ghiaccio, e così si era creata una esperienza enorme accoppiata ad una forte dose di prudenza.
Le sconfitte, perché nella vita di un alpinista ci sono anche quelle, erano accettate con calcolata saggezza. In questi casi analizzava con sorprendente spirito critico e con innato buonsenso le diverse fasi della salita per trovare il perché, della sconfitta. Non aveva scuse: quello che pensava lo diceva con cruda franchezza.
Tutti coloro che lo conobbero e che ebbero la ventura di averlo amico, hanno presente il sorriso generoso, la grande cordialità, il giudizio sempre preciso, ponderato e sereno, nonché la pronta volonterosa ed efficace opera di organizzatore. Il suo attaccamento alla Sezione di appartenenza era commovente, così come lo era il suo entusiasmo per l'alpinismo, per l'ascensione. Con lui era inevitabile che il discorso cadesse sulla montagna, ed in essa vi erano sempre, in umile semplicità, descritti con vivezza ed acutezza i sentimenti, le ansie e le emozioni di un animo sensibilissimo ed innamorato del mondo alpino. Questi sentimenti e questa passione furono di stimolo ad una preparazione meticolosa, continua, fatta con serietà e con una forte carica di entusiasmo per la preparazione alla spedizione nelle Ande.
Suo sogno era quello di poter vincere una vetta su cui mai l'uomo avesse posato piede. E la montagna l'ha voluto suo lassù nella luce radiosa ed eterna del ghiacciaio perché il suo ricordo fosse sempre vivo, perché la sua passione che ne temprò il fisico ed il carattere e ne purificò lo spirito verso le infinite bellezze della natura, fosse di esempio e di sprone a noi tutti.