Giugno 1971. Nove uomini. Nove alpinisti trentini: Giuseppe Loss (Bepi), Carlo Marchiodi, Giorgio Salomon, Vincenzo Degasperi Franco Pedrotti, Marco Pilati, Pierino Franceschini, Bruno Tabarelli de Fatis e Remo Nicolini partono dalla loro città - Trento - alla volta del Perù. Una spedizione alpinistica trentina organizzata dal Gruppo Rocciatori della SAT e patrocinata dal comune di Trento e dalla SAT stessa.
L'obiettivo prefissato è la conquista dell'inviolata cima del Nevado Caraz 6025m e di una serie di altre cime delle Ande Peruviane tra cui il famoso Alpamaio.
Purtroppo, un tragico incidente, durante la discesa dal Nevado Caraz costerà la vita a due componenti la spedizione, Bepi Loss e Carlo Marchiodi.
Le vicende di questa spedizione, i terribili momenti successivi alla tragedia, la ricerca e il difficile recupero dei corpi sono raccontati in un libro "Nevado Caraz" che vuole essere non solo il ricordo di questa spedizione ma soprattutto il riconoscimento all'unità e all'umanità di un gruppo che ha lottato duramente per riuscire a restituire ai propri cari i corpi dei due amici scomparsi.
Così la ricorda Guido Marini - presidente SAT di quelli anni (dal libro "Nevado Caraz" - ed. Temi):
"Nove alpinisti trentini partono, il 22 giugno 1971, dalla loro città per il Perù: sono tra i migliori scalatori e vanno a conquistare vette inviolate delle Ande e lasciare lì il nome della loro città - Trento - e del loro sodalizio - la Società Alpinisti Tridentini, che sta compiendo i cento anni di vita. Il Nevado Caraz, una delle vette conquistate, vuole due vittime: Bepi Loss e Carlo Marchiodi. I superstiti interrompono la spedizione per cercare i due scomparsi, che riescono a ricuperare, a portare fino a Lima e di qui a Trento restituendo almeno i corpi alle famiglie. È quanto racconta il libro.
Il fatto che questi uomini abbiano passato l'Oceano per scalare montagne meravigliose ed ignote non ha ormai più dell'eccezionale. Ma straordinaria è invece la carica di umanità che dall'episodio scaturisce: due uomini stroncati da quella lontana montagna, sette amici che li cercano tra inumane fatiche, riescono a portarne i corpi a valle e in patria, un'intera città – la loro città - in lutto con le due famiglie e i compagni di cordata!
È questo il profilo che il libro rende meno evidente, ma che invece rende questa spedizione più umana, più viva, più cara a tutti noi.
Il valore più profondo della spedizione è probabilmente questo: dimostrare come il coraggio e l'audacia in uomini di montagna si faccia amore e pietà ."
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